Il Suono Instabile di Arbo: fra musica e filosofia
Il libro che ha inaugurato la prima collana di NeoClassica Nuove Impressioni è Il suono instabile – Saggi sulla filosofia della musica nel Novecento, di Alessandro Arbo, docente all’Università di Strasburgo. Si tratta di una raccolta di sei saggi redatti in un discreto arco di tempo che trattano di argomenti molto importanti per lo studio delle qualità e delle proprietà della musica: la filosofia, l’estetica, l’ontologia, l’ermeneutica.
Il suono instabile?
Così Arbo definisce una parte della musica del Novecento:
La forza della musica consiste nel dare voce all’«altro» dal logos, spingendosi nelle regioni di un suono instabile, non integrato, potenzialmente ricco di risorse ma privo delle garanzie di solidità di una linea melodica.
Le riflessioni dell’autore partono dalle parole e dalle esperienze di rilevantissimi esegeti della musica, dei quali lo studioso attuale non può in alcun modo prescindere: Friedrich Nietzsche, Vladimir Jankélévitch, Theodor W. Adorno, Hans-Georg Gadamer, Carlo Michelstaedter, Giannotto Bastianelli e diversi altri. Altrettanto importanti sono gli argomenti affrontati da Alessandro Arbo: il tragico in relazione a Beethoven, il silenzio, l’idea di museo, la fenomenologia della musica. Il suo modo di argomentare non è tuttavia oscuro, come in alcuni filosofi della musica; anzi, sostenne Anna Menichetti su Rai Radio3, Arbo «conduce in modo trasparente il lettore e il discorso in modo tale che tutto sia estremamente chiaro e dipanato nei meandri tortuosi del pensiero filosofico» (il podcast della puntata si trova può trovare qui).
I caratteri di una riflessione filosofica sulla musica
Nell’introduzione al volume, Alessandro Arbo spiega chiaramente in che modo si possa riflettere sulla musica utilizzando gli strumenti della filosofia.
L’esercizio della filosofia della musica può assumere forme e contenuti molto diversi. Può presentarsi, per esempio, come una riflessione sui limiti e il senso della musica; può concentrarsi sulla natura o sul significato dei suoi prodotti, sul modo in cui si costituiscono a partire da un fondamento naturale, in relazione a una ratio numerica ma anche, e certamente non da ultimo, alla luce di un contesto sociale e più generalmente umano. Un’attenzione particolare può rivolgersi del resto all’esame dei modi in cui ne facciamo esperienza, passando attraverso forme di apprezzamento, di giudizio o d’interpretazione associate a determinati contesti culturali. I saggi raccolti in questo volume corrispondono tendenzialmente a quest’ultima direzione di approfondimento.
Com’è ben noto, l’ambito filosofico non è mai stato alieno dallo studio della musica; senza tornare all’epoca di Platone e Aristotele, si pensi, in epoca contemporanea, ad esempio al famoso saggio di Giuseppe Mazzini e alla sua ammirazione verso Gaetano Donizetti. Arbo raccoglie quest’eredità lavorando da una parte con e attraverso le filosofie della musica del Novecento e dall’altra scegliendo come oggetti di riflessione autori molto diversi, da Beethoven a Pergolesi, da Mozart a Debussy – e non dimentichiamo che in un altro saggio pubblicato con NeoClassica, aveva approfonditamente parlato anche dell’estetica di Fausto Romitelli.
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