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L’epistolario intimo di Gaetano Donizetti agli amici

In soli due anni, tra il 1835 e il 1837, il grande compositore Gaetano Donizetti perde i suoi più cari affetti: i genitori e l’amata moglie Virginia Vasselli, sposata neanche 10 anni prima. Una sofferenza plausibilmente inaudita, ma che non lo ferma nel suo lavoro. Al contrario, il musicista viaggia di continuo, prima a Parigi, poi a Milano, Vienna, Bologna. È malato di sifilide e il suo spirito viene fiaccato dalle continue amnesie e dagli sbalzi d’umore sempre più ingestibili. Eppure, in quegli anni di vuoto e smarrimento, trova la lucidità e il coraggio di mostrarsi nella sua natura più intima scrivendo lettere ad amici e familiari.

Tra gli “Svelati” di Neoclassica: “Lettere agli amici”

La collana gli “Svelati” propone nuove e più approfondite edizioni di importanti opere del passato; testi introvabili o ingiustamente dimenticati da svelare ai lettori di oggi. Tra queste nuove edizioni trovate anche Lettere agli amici di Gaetano Donizetti, con l’Introduzione del giornalista e musicologo Eugenio Checchi. La maggior parte delle lettere sono dirette ad Antonio Vasselli, chiamato affettuosamente Toto, cognato di Donizetti, e all’amico Tommaso Persico “al quale (il Maestro) parlava col cuore in mano”. Attraverso di esse è possibile cogliere prima ancora che il genio musicale, la sua profonda umanità,  il carattere spontaneo e giocoso.

Scrive Checchi nella sua bellissima Introduzione:

«lettere che sono lucente specchio di un’anima serenamente sincera, e d’un carattere felicemente temprato a gustare le più belle gioie della vita»

Leggere questo piccolo epistolario significa intraprendere un viaggio intimo nella vita e nelle opere di Gaetano Donizetti. “Il Mozart d’Italia” come lo definisce il musicologo Checchi. Significa comprenderne il dolore, ma soprattutto la straordinaria forza d’animo, una voglia matta e disperata di vivere, di suonare, di esprimersi fino all’ultimo istante, prima che la malattia lo imprigionasse in un corpo immobile.

I capolavori assoluti di Gaetano Donizetti

Anna Bolena (1830), l’opera lirica debuttò a Milano al Teatro Carcano nel dicembre del 1830 e venne scelta, insieme a La sonnambula di Vincenzo Bellini, per inaugurare la Stagione di Carnevale del teatro milanese 1830-1831. Una stagione che, secondo le cronache di allora, finì per oscurare persino l’apertura della Scala di Milano. Nel secondo Novecento l’interpretazione di Maria Callas riportò in auge l’opera di Donizetti.

L’elisir d’amore (1832), opera buffa il cui debutto si tenne a Milano presso il Teatro della Cannobiana e che ebbe ben 32 repliche consecutive.

Lucia di di Lammermoor (1835), che debuttò nel settembre del 1835 al Teatro San Carlo di Napoli su un testo di Salvatore Cammarano, riscuotendo un successo clamoroso.

Don Pasquale (1842), opera buffa in 3 atti, la cui prima si tenne nel gennaio del 1843 al Théâtre-Italien di Parigi per poi essere rappresentata al Teatro La Scala di Milano nell’aprile di quello stesso anno.