“Cavalleria Rusticana” e il grande schermo

Schermo nero, su cui si succedono i titoli di testa: Martin Scorsese, Robert DeNiro. L’inquadratura in bianco e nero si apre su un ring di pugilato, è avvolto nella nebbia. Le corde del ring attraversano centralmente lo schermo, che risulta diviso, quasi come un pentagramma. Sul lato sinistro del ring, un pugile solo, con indosso l’accappatoio, si riscalda facendo del “vuoto”.

La Musica, è praticamente protagonista della scena. Gli archi e il lamento lontano dell’oboe sono quelli dell’Intermezzo sinfonico della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. I movimenti del pugile Jake LaMotta risultano leggeri, quasi come una danza delicata, e appare il titolo: Raging Bull.

In questo suo capolavoro, Martin Scorsese non sceglie di aprire (e anche chiudere) il film con l’opera di Mascagni solo per la sua indiscutibile bellezza, o per la sua forza evocativa. Nella scena d’apertura di Toro Scatenato, la musica racchiude il significato stesso di quanto rappresentato. L’opera tragica che ha come tema la gelosia, la violenza, la vendetta, da il senso all’immagine di Jake LaMotta che boxa da solo sul ring. La scena raffigura l’uomo che lotta con i suoi demoni, e che trasporta nei “duelli” con gli avversari i suoi conflitti interiori.

Amore e Rabbia

I due topos narrativi della rabbia e della gelosia sono presenti in entrambe le opere. Le affinità emotive dei personaggi rendono possibile questa sovrapposizione. Turiddu che scopre del matrimonio di Lola e ha come primo pensiero di uccidere Alfio, il machismo e la gelosia paranoica di LaMotta che lo porta a sospettare della moglie e del fratello.

Altro elemento da tenere in considerazione è la profonda italianità e la cultura cattolica permeante nell’ambientazione di un’opera come Cavalleria Rusticana. Il contesto culturale si sovrappone perfettamente al Bronx degli anni ’40 e ai suoi immigrati italiani, parte dell’epopea italoamericana tanto cara a Scorsese. La religiosità che regola la vita del paese di Vizzini è presente sullo sfondo anche nella cultura del protagonista del film. Il Toro del Bronx vivrà il suo “calvario” nell’ultimo incontro con Sugar Ray, dove il simbolismo cristiano è reso dalle inquadrature sull’acqua e sul sangue.

Una storia Siciliana

L’ambientazione siciliana di Cavalleria Rusticana, e la sua trama centrata sulla questione d’onore nella società rurale dell’isola, sono gli elementi che legano l’opera ad un’altra grande pellicola: Il Padrino parte III.

Nel capitolo finale della trilogia di Francis Ford Coppola, il capolavoro di Mascagni è al centro di uno stupendo espediente narrativo. La parte finale del film si svolge al teatro dell’opera: è il debutto di Anthony Corleone (figlio del protagonista Michael Corleone) nella sua carriera come cantante lirico, nei panni di Turiddu. All’uscita dallo spettacolo, avviene una sparatoria che ha come obbiettivo quello di colpire il boss della famiglia Corleone, ma rimane invece uccisa come vittima innocente sua figlia Mary.

Ad accompagnare questo tragico epilogo viene usata la musica dell’Intermezzo, che copre il grido muto del padre che ha perduto sua figlia. La musica continua anche nella scena successiva, dove si vede l’ormai anziano Michael Corleone che si spegne da solo nel giardino della sua villa siciliana, con la sola compagnia dei rimorsi per le deplorevoli azioni compiute e la consapevolezza di aver perso ogni affetto.

In questo finale il dramma operistico si fa tutt’uno con la tragedia della famiglia Corleone, e la scelta di Cavalleria Rusticana è simbolica per sottolineare l’importanza della sicilianità nell’intera vicenda. Per molto tempo si è creduto che la mafia non fosse solo una sottocultura criminale con i suoi codici, ma i suoi valori coincidessero con quelli dell’intera cultura del sud Italia. Specialmente agli occhi della società americana e nelle rappresentazioni cinematografiche, che hanno contribuito ad alimentare alcuni stereotipi sugli italoamericani.

Codice d’Onore

La difesa dell’onore è quello che guida lo svolgersi degli eventi nell’opera del Mascagni, come una legge alta e immutabile alla quale i protagonisti devono sottostare. Turiddu sa di essere colpevole, ma per difendere l’onore suo e della sua promessa sposa è tenuto ad accettare la sfida a duello di Alfio. Egli è pronto ad accettare il suo destino in entrambi i casi crudele, morire o uccidere un uomo innocente. Santuzza ama Turiddu, ma sentendosi tradita e disonorata rivela ad Alfio del tradimento. A sua volta Alfio deve vendicare questo affronto lavandolo col sangue.

L’onore, la religiosità (il cui peso è più da leggere in una chiave culturale e folkloristica che spirituale), la passionalità forte e incontrollabile. Sono alcune delle caratteristiche che le produzioni di Hollywood hanno attribuito al temperamento degli italoamericani rappresentandoli sul grande schermo.

La trilogia del Il Padrino non fa eccezione. Il protagonista Michael Corleone a causa dell'”onore” (travisato nei codici della condotta mafiosa) perde nel tempo tutti  i sui affetti più cari. La moglie siciliana Apollonia, rimane uccisa come vittima collaterale in un attentato dinamitardo diretto proprio a Michael. Il fratello Fredo viene ucciso in un’esecuzione commissionata da Michael stesso per uno “sgarro” fatto alla famiglia mafiosa. La moglie Kay lo lascia una volta compresa la sua natura criminale, e per ultima nel tragico finale l’amata figlia Mary rimane uccisa come vittima collaterale per via del suo ruolo di boss.

Una Tragedia senza vincitori

Il finale che ci mostra l’ormai anziano Michael Corleone solo con i suoi sensi di colpa ci riporta ad un parallelismo col senso di colpa provato da Santuzza. Dei quattro protagonisti di Cavalleria Rusticana, Turiddu, Lola, Santuzza ed Alfio, nessuno esce vincitore dalla vicenda ma anzi sono tutti sconfitti e coscienti di aver perso qualcosa. I personaggi sono schiacciati dai sentimenti come la gelosia, la vendetta, e dai codici morali della società alla quale appartengono. Allo stesso modo Michael ne esce sconfitto e vittima come uomo delle crudeli leggi della vita criminale da lui scelta.

 

Gabriele Santoni