Intervista a Paolo Petrocelli
Il costante lavoro di Paolo Petrocelli, giovane musicologo, violinista e Co-Fondatore e Presidente del Comitato Giovani della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, si fonda su un’instancabile attività propositiva e concreta e sull’intento di assecondare il veloce progresso sociale, culturale e tecnologico, che, nel bene e nel male, influisce costantemente sulle nostre vite e sulla nostra società.
Nonostante la giovane età, Petrocelli vanta un curriculum invidiabile che spazia da attività inerenti alle grandi e prestigiose istituzioni no-profit (tra gli altri è Cultural e Music Diplomacy Officer del Segretariato Permanente del Summit dei Premi Nobel per la Pace e Alumnus e Fellow dell’Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite) a quelle legate agli enti culturali italiani e stranieri (componente del Consiglio di Amministrazione del Teatro dell’Opera di Roma e Membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Accademia Musicale Chigiana di Siena).
Dall’intervista a una figura così giovane e fresca, propositiva e intraprendente, sono emersi molti spunti di riflessione che hanno toccato temi salienti della nostra epoca e della situazione generale e soprattutto culturale della nostra società.
Partendo dalla sua personale esperienza nell’UNESCO ci si è soffermati sul problema di quanto e in quali modalità una istituzione no-profit così importante possa influenzare positivamente la vita delle persone nella loro quotidianità. Petrocelli ha sottolineato l’importanza di far emergere i principi originali dell’UNESCO, – quelli della pace, del dialogo, del confronto tra le nazioni anche a livello lavorativo – per poi metterli in discussione, inserirli nelle criticità della contemporaneità, proponendo così delle soluzioni concrete ai problemi reali. Valori classici e immortali, azioni concrete (attività nelle scuole e nelle università, promozioni sul piano culturale legate specificamente al territorio) e innovazione tecnologica: sono questi i punti focali del progetto di Paolo Petrocelli.
Da un punto di vista più prettamente musicale e organizzativo, Petrocelli vuole lanciare un messaggio positivo: nonostante il momento storico complicato e i pochi fondi statali a sostegno degli enti, il pubblico musicale continua a sopravvivere e reagisce positivamente alle novità tecnologiche che cambiano l’assetto del tradizionale concetto di “concerto di musica classica”.
Le innovazioni cambiano la società e gli enti si devono adeguare a questi mutamenti. In questo senso Petrocelli vede di buon occhio il ripristino di rapporti di solida fiducia e continuità tra il Teatro dell’Opera di Roma e i grandi partner internazionali che contribuiscano a mantenere una continuità lavorativa.
L’Italia, nell’ambito musicale e soprattutto operistico, è ancora considerata un punto di riferimento mondiale. Lo scopo principale del lavoro degli enti musicali – nel caso specifico, Petrocelli si riferisce al Teatro dell’Opera di Roma – è quindi quello di «riposizionare il nostro teatro a livello internazionale facendolo percepire come un interlocutore primario» che riporti in auge tutte quelle “eccellenze italiane” che ci contraddistinguono e ci rendendono una nazione unica e competitiva.